Recovery Fund: il consiglio europeo dice si, ma manca l’accordo sulle modalità di finanziamento

Europa; Consiglio Europeo

Il vertice del consiglio europeo andato in scena ieri ha, di fatto, confermato i termini dell’accordo raggiunto lo scorso 9 aprile dai Ministri delle Finanze riuniti nell’eurogruppo. I rappresentanti dei 27 stati membri, dunque, hanno dato il via libera al pacchetto di aiuti che comprende il Mes, gli interventi della Banca Europea degli Investimenti (BEI) e il sostegno alla cassa integrazione (SURE). Ratificata, inoltre, all’unanimità la proposta del cosidetto Recovery Fund, ovvero il piano di aiuti richiesto in prima istanza dalla Francia e dal suo presidente Macron.

Punto fondamentale dell’intesa trovata ieri è proprio il Recovery Fund, presentato come uno strumento innovativo e salvifico dal Premier Conte nelle sue dichiarazioni post vertice. Se gli altri aiuti saranno operativi dal 1° giugno (ricordiamo, a proposito, che il Mes si attiva su richiesta e che se ne dovrebbe poter fare un uso flessibile per spese sanitarie), l’obiettivo, per quanto concerne il Recovery Fund, è quello di accorciare le tempistiche. Per raggiungere questo scopo servirà un grande lavoro di negoziato, sia in considerazione delle varie tappe che precederrano la sua ratifica ufficiale, sia perchè devono ancora essere definite le modalità attraverso le quali verrà finanziato ed attuato. Nella giornata di ieri, infatti, i capi di stato e di governo non hanno vergato una dichiarazione congiunta, segno che c’è ancora da lavorare. Un ruolo importante, nel percorso delle prossime settimane, competerà alla Commisione Europea, la quale dovrà disegnare l’impalcatura del piano per la ripresa, poi toccherà all’eurogruppo e infine al consiglio europeo.

Un percorso istituzionale articolato e complesso, che dovrà andare di pari passo con la negoziazione sulla natura stessa del Recovery Fund. Innanzitutto si dovrà definire l’entità del fondo, tema che divide i paesi mebri nella “classica” contrapposizione Nord – Sud. Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ha parlato di migliaia di miliardi, staremo a vedere se questi propositi andranno in porto. Altro nodo fondamentale è quello relativo alla modalità di finanziamento: se Italia, Francia e Spagna chiedono che il piano finanzi investimenti a fondo perduto, Germania, Austria, Svezia e Olanda confermano la loro contrarietà, puntando su un meccanismo che preveda soprattuto prestiti agli stati. Anche da questo punto di vista, secondo le rassicurazioni della Von der Layen, dovrebbe prevalere una soluzione di compromesso, che preveda il finanziamento del Recovery Fund sia sulla base di prestiti ottenuti dalla Commissione Europea sul mercato, sia sugli investimenti generati dallo stesso fondo.

Insomma, in questi giorni si aprirà una fase di trattative, che si spera possa essere il più breve ed efficace possibile. L’emergenza sanitaria e la conseguente crisi economico-sociale, d’altra parte, esigono risposte immediate, coraggiose e durature, dal momento che in gioco c’è la stessa Unione Europea  e la sua capacità di rappresentare istanze ed esigenze dei cittadini del Vecchio Continente.

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